Condivisione “solidale” della Parola di Dio nella Domenica IV. Q (Giosuè 5,9a.10-12; Sal 33/34,2-7; 2 Co 5, 17-21; Lc 15,18; Lc , 15, 1-3.11-32.). Una sintesi per mio vivere cristiano – N. 9
Ciò che la terza domenica è nel Tempo di Avvento, è ciò che è la quarta domenica nel Tempo di Quaresima. E’ la Domenica laetare, la domenica della Gioia, la Gioia della Festa ormai vicina. La Festa della Pasqua è ormai vicina: rallegriamoci!
Giosuè mi ricorda la gioia del Popolo d’Israele entrato nella Terra Promessa, dopo l’uscita dall’Egitto e tutto il tempo dell’Esodo nel deserto. Si tratta qui della gioia della prima Pasqua celebrata in questa terra , con Giosuè che aveva preso il timone dopo Mosè. E’ la gioia della Pasqua celebrata con i frutti della Terra Promessa, in libertà, senza schiavitù (cfr. Gs 5,9a.10-12).
San Luca (cfr. Lc , 15, 1-3.11-32) mi fa contemplare la gioia del Padre che accoglie e fa festa peril figlio giovane che si era allontanato, nel libertinaggio e aveva vissuto disordinatamente. Pur non condividendo il suo male o peccato, il Padre lo accoglie con grandissima gioia, senza giudicarlo, e fa festa perché è suo figlio, perché è vivo anziché morto, perché ha deciso di tornare a casa, e quindi, si è pentito e convertito.
E’ il Padre che esce per persuadere il figlio arrabbiato, scontento e contrario all’atteggiamento gioioso del Padre, ad entrare in casa per la festa della famiglia riunita e unita.
Questo Padre è il Dio Misericordioso che si comporta così nei confronti di me figlio peccatore.
Più delle volte sono quel figlio giovane quando mi allontano da Lui, nell’illusione di assaporare una certa gioia troppo umana, senza di Lui, con libertinaggio, nell’illusione di una libertà assoluta, nel disordine…
Quando mi riconosco in questo, mi ricordo che il Nostro Padre celeste è immensamente Misericordioso e che il suo Amore è più grande e più forte dei miei peccati. Egli mi aspetta sempre per fare festa con me per la gioia del mio rientro a Casa. Ma tocca a me prendere quella decisione umile, realistica e forte di levarmi per andare e cosi essere accolto e abbracciato con gioia e partecipare alla festa della dignità ritrovata.
E più delle volte, sono anche quel figlio maggiore quando, invece di sentirmi figlio del Padre, mi sento servo di un padrone. Invece di vivere pienamente, con amore filiale, nella Casa del Padre, mi congelo solo nei limiti della fredda osservanza dei precetti, delle norme, delle tradizioni, delle routines, delle forme, dei comandamenti, che sono stati dati, però, per permettermi di vivere pienamente da figlio realizzato e gioioso nella Casa del Padre in cui mi dovrei riconoscere davvero “fratello dei miei fratelli“, senza odio, senza invidia, senza rancore, senza presunzioni.
Quando prendo coscienza di essere il figlio maggiore, chiuso nel recinto della schiavitù,dovrei accogliere l’invito permanente del Padre ad accettare di condividere la gioia della Festa della Famiglia riconciliata, Festa della Fratellanza e della vita ritrovata.
Questo invito del Padre è permanentemente aperto e aspetta sempre la mia risposta perfesteggiare insieme agli fratelli. E’ quest’invito che risuona in ogni istante nella vita della mia Chiesa.
E’ questo invito che ribadisce San Paolo della Seconda Lettera ai Corinzi (2 Co 5, 17-21): “Lasciatevi riconciliare con Dio“e la Festa sarà grande nella Famiglia dei figli di Dio: Uniti!.
Il Giubileo della Speranza m’invita a credere nell’abbondante Misericordia del Padre Celeste e a diventare sempre più portatore di questa Misericordia.
“Niente di quanto un peccatore pentito pone dinanzi alla misericordia di Dio può rimanere senza l’abbraccio del suo perdono. È per questo motivo che nessuno di noi può porre condizioni alla misericordia; essa rimane sempre un atto di gratuità del Padre celeste, un amore incondizionato e immeritato. Non possiamo, pertanto, correre il rischio di opporci alla piena libertà dell’amore con cui Dio entra nella vita di ogni persona ” (Papa Francesco, Lettera apostolica “Misericordia et misera” (20.11.2016), n. 2
“Quanta gioia è stata suscitata nel cuore di queste due donne, l’adultera e la peccatrice! Il perdono le ha fatte sentire finalmente libere e felici come mai prima. Le lacrime della vergogna e del dolore si sono trasformate nel sorriso di chi sa di essere amata. La misericordia suscita gioia, perché il cuore si apre alla speranza di una vita nuova. La gioia del perdono è indicibile, ma traspare in noi ogni volta che ne facciamo esperienza. All’origine di essa c’è l’amore con cui Dio ci viene incontro, spezzando il cerchio di egoismo che ci avvolge, per renderci a nostra volta strumenti di misericordia.Come sono significative anche per noi le parole antiche che guidavano i primi cristiani: «Rivestiti di gioia che è sempre gradita a Dio e gli è accetta. In essa si diletta. Ogni uomo gioioso opera bene, pensa bene e disprezza la tristezza […] Vivranno in Dio quanti allontanano la tristezza e si rivestono di ogni gioia». Fare esperienza della misericordia dona gioia. Non lasciamocela portar via dalle varie afflizioni e preoccupazioni. Possa rimanere ben radicata nel nostro cuore e farci guardare sempre con serenità alla vita” (Papa Francesco, Lettera apostolica “Misericordia et misera” (20.11.2016), n. 3.
Sac. Faustin K. Mundendi
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